Mons. Montini al fianco
di Pio XII |
Stemma papale di Papa Paolo VI http://www.gdmed.it/paginaNotizia.php?idNotiziaDaAprire=23055 |
Beato Paolo VI |
Papa Paolo VI |
Mons. Montini al fianco
di Pio XII |
Stemma papale di Papa Paolo VI http://www.gdmed.it/paginaNotizia.php?idNotiziaDaAprire=23055 |
Beato Paolo VI |
Papa Paolo VI |
Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori
|
Isola di San Giorgio Maggiore http://www.gdmed.it/paginaNotizia.php?idNotiziaDaAprire=21961 |
L'isola di San Giorgio Maggiore vista da
Venezia |
Una delle quattro
ricevute della Società del Carnovale, datate 1876. (foto e proprietà F. La
Mantia)
|
Una delle quattro
ricevute della Società del Carnovale, datate 1876. (foto e proprietà F. La
Mantia)
|
Una delle quattro
ricevute della Società del Carnovale, datate 1876. (foto e proprietà F. La
Mantia)
|
chiesa di Santa Marina “la Nova” Termini Imerese http://www.gdmed.it/paginaNotizia.php?idNotiziaDaAprire=14003 Quanto durerà ancora l’abbandono di Santa Marina “la Nova” di Termini Imerese? Recentemente, sulla testata giornalistica “Madonie Live”, abbiamo posto nuovamente l’accento sull’urgenza del recupero architettonico relativo alla chiesetta di Santa Marina “La Nuova” in contrada Bragone, nell’agro di Termini Imerese. Rammentiamo ai lettori che già nel lontano 1997 era stata posta l’impellenza del recupero dell’immobile ecclesiastico che già allora risultava in fase di degrado, avendo ormai perso parte della copertura, con conseguenti infiltrazioni di acque piovane. Calogero Morreale, nel suo articolo intitolato «Rischia di crollare a Termini una chiesetta del ‘500», pubblicato nel quotidiano regionale “Giornale di Sicilia” in data 7 ottobre 1997, metteva in luce l’urgenza della salvaguardia dell’importante opera architettonica, ma tutto tacque inesorabilmente. L’articolo in questione raccoglieva delle notizie, alcune delle quali inesatte dal punto di vista storico. Infatti, la chiesa non può essere designata con il termine “la Vecchia”, non essendo quella originariamente sorta nella contrada, bensì con la denominazione de “la Nova”. Essa, infatti, sorse in sostituzione dell’originario oratorio e fu, a sua volta, soppiantata dall’altra attuale chiesetta, sorta sul colle di Patara (S. Marina “la Novissima”). Gli anni si sono avvicendati (siamo arrivati alla quota di sedici anni!) e nel silenzio generale, che suona come una sorta di oblio, mentre l’immobile ecclesiastico ha definitivamente perso la rimanente parte del tetto, per l’incuria del tempo, ma soprattutto per l’indifferenza totale delle autorità preposte che, almeno sulla carta, hanno l’obbligo della salvaguardia dei beni artistici, architettonici e ambientali. Non ci resta che rinnovare per l’ennesima volta il nostro accorato (e sconfortato) appello che rivolgiamo, in particolar modo, alle locali Istituzioni civili, religiose e alle Associazioni culturali, in particolare quelle preposte alla tutela e la valorizzazione dei Beni Storico-Artistici. Il piccolo edificio religioso ad aula, ubicato in un fondo privato a circa tre chilometri dal Ponte di ferro della S.S. 113, sul San Leonardo, necessita un tempestivo intervento di manutenzione (a causa della copertura lignea crollata) per impedire che le intemperie, possano rovinosamente aggredire ciò che ormai rimane dei dipinti e delle decorazioni murali interne. La peculiare immagine che merita un immediato recupero è il pregevole dipinto raffigurante la “Madonna del latte”, di autore ignoto, posto sulla parete sinistra (entrando) dell’ambiente ormai suo malgrado divenuto a cielo aperto. Auspichiamo che il silenzio pluridecennale da parte delle autorità competenti, che avvolge questo edificio ecclesiastico, importante tassello della storia di Termini Imerese, sia finalmente rotto, prima che il degrado ne cancelli le vestigia.
Giuseppe Longo
|
I ruderi della chiesetta campestre di Santa Marina La Nova http://www.madonielive.com/index.php/news/load/10585 I ruderi della chiesetta campestre di Santa Marina La Nova
I resti dell’’antica chiesetta campestre di Santa
Marina “La Nuova” si individuano in contrada Bragone, a Termini Imerese,
sull’antica via Consolare. La piccola costruzione religiosa distante circa tre
chilometri dalla rotabile 113, lungo il percorso Termini Imerese-Trabia, fu
oggetto di attenzione di storici e studiosi del XVIII e XIX secolo. Al giorno
d’oggi la chiesetta si presenta in un totale stato di abbandono ed è ormai
improrogabile un’azione di salvaguardia (restauro conservativo). In mancanza di
tale intervento, il deterioramento ulteriore delle strutture porterà alla
rovina totale del piccolo edificio.
Infatti, l’originario tetto che sovrastava il luogo di culto è ormai crollato,
gli agenti atmosferici, quali le infiltrazioni di umidità causate dalle piogge
e le crepe ai muri perimetrali stanno danneggiando irrimediabilmente quello che
rimane delle decorazioni murali. Il degrado colpirebbe anche l’interessante
cornice ad incasso, al di sopra dell’altare che conservava verosimilmente un
dipinto di Santa Marina e la interessante pittura posta sul lato sinistro della
parete interna, ritraente l’immagine della Madonna del Latte, in origine
associata ad altre rappresentazioni pittoriche purtroppo scomparse e già
menzionate dal sac. Gioacchino Errante nella sua opera a stampa “Delle Azzioni
Eroiche, Virtù Ammirabili, Vita, Morte e miracoli del B.Agostino Novello
Terminese” Messina 1713. Quello che rimane dell’edificio religioso di Santa
Marina La Nuova, opera evidente della pietas
popolare termitana, non può cadere nell’oblio assoluto, pertanto, facciamo un
appello alle autorità preposte alla salvaguardia affinché arrestino il degrado
di questo edificio sacro e salvaguardino un altro pregnante esempio della
grande devozione del popolo siciliano. Ci auguriamo che questa chiesetta possa
essere risanata, valorizzata e resa fruibile alla comunità tutta. Sarebbe
auspicabile l’inserimento di Santa Marina La Nuova all’interno di uno specifico
circuito turistico chiesastico.
Giuseppe Longo
|
Gigi Magni, disegni, "La befana"
Gigi Magni "Disegno in Sicilia"
Gigi Magni "Disegno in Africa"
|
Gigi Magni, disegni, "Giocatori di carte" http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931 |
Gigi Magni ed Elena Sofia Ricci
Gigi Magni e Lucia Mirisola sul set "In nome del popolo sovrano"
|
Franco Nero e Gigi Magni sul set "Il Generale" http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931 |
Gigi Magni sul set "Nemici d'infanzia http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931
Gigi Magni sul set "Nemici d'infanzia
|
Giancarlo Giannini e Ornella Muti sul set “'O Re”,
Foto Magni |
Alberto Sordi e Serena Grandi sul set “In Nome del
Popolo Sovrano”, Foto Magni |
Ugo Tognazzi, Gigi Magni e Carlo Bagno sul set "Arrivano i bersaglieri" http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931 |
Gigi Magni http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931 |
Gigi Magni disegni, "Re di Roma" http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931 |
Ritratto di Alberto Lionello nei primi anni Novanta
(foto © Luca Lionello) |
Alberto Lionello ritratto dietro le quinte da
Tommaso Le Pera http://www.cefalunews.net/2014/?id=39811 |
Alberto Lionello in un’immagine dei primi anni
Sessanta http://www.cefalunews.net/2014/?id=39811 |
Alberto Lionello e Carla Gravina in Giochi di notte,
1975-76 (foto © Pietro Pascuttini) |
La rampa di lancio
delle V-1da Wikipedia
Settanta anni fa veniva lanciata la prima V1 in Gran
Bretagna
Il 13
giugno di Settanta anni fa veniva lanciata la prima bomba volante contro la
Gran Bretagna. L’impiego di questa “arma segreta” chiamata Fieseler Fi 103, comunemente
nota col nome “V1”, fu la risposta tedesca contro i raid Alleati sulle città germaniche.
In realtà, il Terzo Reich, attraverso le armi di rappresaglia, le cosiddette Vergeltungswaffen
(V): V-1, V-2 e V-3 (quest’ultima non entrata mai in attività) la Germania
nazionalsocialista, tentò di risollevarsi da una guerra ormai seriamente
compromessa. Chiediamo all’ingegner Silvano Mantione* studioso di Storia e
Strategia Militare, di parlarci di quest’ordigno e del suo impiego strategico
Il 13 giugno del 1944 fu utilizzata per la prima volta un’arma speciale
per colpire l’Inghilterra, la tristemente famosa V1, Ingegner Mantione, cosa accadde
quel giorno?
Alle 3.30,
dalle rampe situate sulla costa della Manica, i tedeschi lanciarono verso
Londra dieci V1 note anche come le “bombe volanti”. Delle dieci V1 lanciate in quell’occasione,
solo quattro raggiunsero il suolo inglese e di queste, una solamente cadde su
Londra uccidendo otto persone.
Cosa era una V1? Come nacque l’idea per il progetto della bomba volante?
La V1, la
sigla sta per Vergeltungswaffen 1, tradotto dal tedesco “Arma di rappresaglia
1”, fu così ribattezzata da Joseph Goebbels a fini di propaganda, univa le
caratteristiche di un aereo a quelle di una bomba e si può considerare il primo
esempio di missile da crociera. Il nome originale della V1 era Fieseler Fi 103
e nacque come progetto di un bersaglio per artiglieria contraerea. Cioè un
mezzo senza pilota per addestramento e sperimentazione.
E da chi fu progettata?
I primi
studi nacquero nell’autunno del 1936, e furono condotti dall’ingegner Fritz
Gosslau della tedesca Gerhard-Fieseler-Werke. Gosslau lavorava su piccoli
veicoli da ricognizione a guida remotizzata. Il 9 novembre 1939 l'azienda inviò
al Reichsluftfahrtministerium RLM, (il Ministero all'epoca responsabile dell'aviazione
civile e militare della Germania), un progetto di massima per la realizzazione
di un velivolo a controllo remoto. Il progetto divenne poi quello di una bomba
volante, lufttorpedo (siluro volante) ma RLM in un primo momento non approvò e
solo dopo varie vicissitudini, finalmente il 5 giugno del 1942 il progetto fu
approvato con la designazione ufficiale Fi 103 e assegnato alla Fieseler.
Quali erano le dimensioni dell’ordigno? E quale era la
sua velocità e gittata?
La nuova
arma, realizzata nella base di Peenemünde fu molto simile a un piccolo aereo, era
lunga 8 metri e presentava un’apertura alare di 5 metri per un peso complessivo
di 2 t, compresi gli 800 kg circa di esplosivo. La V1 volava a circa 1.000
metri di altezza a una velocità massima di circa 600 km/h. e aveva un’autonomia
di 250 km.
Oltre alle indicazioni sopracitate può aggiungere
qualche altra descrizione dell’ordigno per dare ai lettori un’esauriente
informazione tecnica della V1?
La
propulsione era fornita da un pulsoreattore. Questo tipo di motore aeronautico,
non poteva essere impiegato validamente per aerei da guerra pilotati, in quanto
difficile da avviare, inefficiente al di sopra dei 3000 metri, di scarsa durata
e praticamente non in grado di cambiare velocità. Tutte queste caratteristiche
si adattarono bene per l’utilizzo su un missile da crociera, cioè una con una
bomba volante, che poteva invece trarre vantaggio dalla grande semplicità costruttiva
di questo tipo di motore. Un recipiente ad aria compressa forniva durante il volo
l’energia per il mantenimento dei giroscopi in funzione e per il governo degli
alettoni, un sistema di controllo elettromeccanico all’avanguardia per l’epoca,
e garantiva il mantenimento della rotta e dell’assetto di volo.
Furono costruite delle varianti di V1?
Sì, in
particolare furono costruiti dei modelli con pilota da utilizzare in missioni
suicide. Il progetto poi fu abbandonato su esplicita volontà di Hitler, che
avversava l’idea delle missioni suicide.
Cosa conteneva l’ogiva di una V1? Inoltre questa bomba
era in grado accogliere al suo interno anche un’arma non convenzionale?
Le V1
portavano 800 kg di Amatol-39, un esplosivo ad alto potenziale a base di tritolo.
I tedeschi valutarono anche la possibilità di usare la V1 come vettore per i
gas nervini, di cui ebbero monopolio assoluto durante tutto il conflitto.
Tuttavia, non si andò mai oltre la fase di studio, probabilmente perché un
attacco con gas nervino, era più efficace se condotto con tante piccole cariche
sparse sul territorio, piuttosto che con una grossa concentrata.
E perché fu utilizzata proprio la V1 per colpire il
Regno Unito? Si trattò di una specifica strategia?
Il 13
giugno a una settimana dagli sbarchi alleati in Normandia, la Germania lanciò
la sua “rappresaglia” contro la popolazione inglese. Lo scopo era di condurre
attacchi terroristici contro la popolazione di Londra a scopi di propaganda e
vendetta, a causa dei bombardamenti subiti dalle città tedesche. Londra era il
principale obiettivo raggiungibile dalle V1, che insieme alle V2 i missili
balistici sviluppati da Vom Broun, rappresentarono l’unico modo in quella fase
della guerra per colpire la popolazione del nemico.
Quale forza armata era incaricata nella gestione delle
V1?
La Luftwaffe
accolse con favore la nuova arma. Herman Goering, il discusso comandante
dell’aviazione militare tedesca durante il conflitto aveva richiesto la
produzione di 50.000 V1 al mese per i lanci su Londra.
Come veniva
lanciato l’ordigno e cosa conteneva la camera di scoppio?
Le V1 erano
lanciate da rampe inclinate facenti parte di un complesso articolato di edifici
e bunker, organizzate in basi, poste nel nord della Francia tra Dieppe e
Calais. Oppure, era lanciata in volo da bimotori Heinkel He-111, opportunamente
modificati. La V1 portava 800Kg di esplosivo ad alto potenziale.
Che impatto ebbero le bombe sulla popolazione londinese?
I tedeschi
produssero più di 30.000 esemplari di V1, complessivamente l'Inghilterra fu
raggiunta da circa 10 000 ordigni di questo tipo, in particolare Londra fu
colpita 2419 volte, con l'uccisione di 6.184 persone. Dal settembre 1944,
comunque, la minaccia della V1 per l'Inghilterra fu temporaneamente interrotta,
a causa della perdita (cattura o distruzione) delle installazioni costiere
francesi da cui erano effettuati i lanci. I lanci verso l’Inghilterra comunque
non terminarono, ma proseguirono a ritmo inferiore, attraverso l’utilizzo di
aerei appositamente modificati per sganciare le V1 in quota. L'ultima V1 cadde
in Inghilterra il 29 marzo 1945, si trattò dell'ultima azione nemica sul suolo
inglese della Seconda Guerra Mondiale. L'effetto iniziale tra la popolazione fu
piuttosto grande, perché la nuova arma non somigliava a niente che si fosse
visto fino a quel momento, nonostante la vigorosa reazione inglese abbia
limitato gli effetti materiali; mentre gli esiti psicologici sulla popolazione,
stremata da cinque anni di guerra, furono marcati. Nell’estate del 1944 Londra
fu non ufficialmente evacuata, più di 360.000 donne e bambini abbandonarono la
città. I londinesi battezzarono queste bombe "Buzz bombs" (bombe
ronzanti) a causa del ronzio caratteristico prodotto dal pulsoreattore. Un
suono sinistro che inevitabilmente precedeva il boato del terribile scoppio.
Gli inglesi pagarono un prezzo elevato a questa nuova arma che alla fine fece
migliaia di morti, non solo in Inghilterra.
Oltre al Regno Unito, in quale altro fronte fu impiegato questa micidiale bomba?
Dopo che i
tedeschi persero le basi di lancio poste sulla costa della Manica (da lì
partivano le bombe per colpire l’Inghilterra), la V1 fu utilizzata
principalmente per attaccare obiettivi strategici situati in Belgio, soprattutto
il porto di Anversa. Tra l'ottobre 1944 e il marzo 1945, il Paese fu colpito
complessivamente da 2448 ordigni.
Quale fu la reazione inglese per contrastare le V1?
La difesa
inglese contro le V1 tedesche venne chiamata “Operazione Crossbow”. L’operazione prevedeva il
contrasto delle V1 in ogni fase: dalla costruzione, con il bombardamento delle
fabbriche, al lancio, con il bombardamento delle rampe e delle basi di lancio,
al volo, con l’istituzione di barriere antiaeree lungo le rotte di
avvicinamento, sbarramenti con palloni e intercettazione attiva con i caccia. Durante
l’operazione Crossbow gli alleati lanciarono più di 122.000 t di bombe in
operazioni per il contrasto delle V1, uno sforzo che da solo testimonia la
preoccupazione e l’urgenza degli alleati di neutralizzare questa nuova minaccia.
I cannonieri antiaerei scoprirono ben presto che questi obiettivi, piccoli e
veloci erano, estremamente difficili da colpire. L'altitudine di crociera della
V-1 (tra 600 e 900 metri), era di poco superiore alla portata effettiva dei
cannoni antiaerei leggeri, e appena sotto l'altezza ottimale d’ingaggio della
contraerea pesante. Anche l’intercettazione era piuttosto difficile visto
l’alta velocità delle V1 e il tempo ridottissimo per abbatterle prima che
arrivassero a destinazione.
Oltre alla costruzione delle V1, parallelamente fu portato avanti un
altro progetto di arma da rappresaglia, chiamata “V2”, perché s’intraprese
questo studio? Lei pensa che la V1 si dimostrò inefficace contro gli obiettivi
prefissati?
Le V2
furono la seconda arma di rappresaglia usata dai tedeschi contro città alleate.
Al pari della V1 si trattava di un veicolo senza pilota capace di portare a 340
km di distanza una testata contenente 800 kg di esplosivo ad alto potenziale.
Ma non fu alternativa alle V1, infatti, il suo costo era nettamente superiore e
i tedeschi dopo uno studio approfondito decisero di utilizzare entrambe le
armi: le economiche ma inefficaci V1 (solo una su cinque raggiungevano
l’obiettivo) e le costosissime ma non intercettabili V2. Tuttavia le V1 e le V2
si possono considerare un grande successo dell’industria tedesca, ma un
completo fallimento militare poiché i danni arrecati sono stati solo una
frazione del costo sostenuto dalla Germania per il loro sviluppo e impiego
operativo.
La V2 quando ebbe il suo battesimo del fuoco?
Il primo
lancio fu diretto su Londra nel settembre del 1944, e proseguirono fino alla
fine di marzo 1945. Anche altre città furono prese di mira, tra cui Anversa.
Sostanzialmente quale fu la differenza tecnica dei due ordigni?
Se le V1 furono
il primo esempio operativo di missile da crociera, le V2 furono il primo
esempio di missile balistico. Si trattava, infatti, di un missile a combustione
interna che raggiungeva gli 80 km di altezza prima di abbattersi sull’obiettivo
a una velocità superiore ai 5000 km/h. Fu un’arma sicuramente rivoluzionaria
per l’epoca che richiese uno straordinario impegno tecnologico, scientifico e
industriale per essere utilizzata efficacemente.
In questo conflitto, per la prima volta i morti tra i
civili superarono di gran lunga le vittime tra i soldati. Cosa ha da dirci in
proposito?
Nella
Seconda Guerra Mondiale, purtroppo per la prima volta le nazioni hanno usato
tutto il loro potenziale tecnologico e scientifico per produrre armi
specificatamente studiate per colpire i civili. Per la prima volta, colpire le
città del nemico, diventava un obiettivo militare ritenuto strategico per
vincere la guerra, a prescindere dalle installazioni militari e produttive in
esse presenti. Il fatto che i tedeschi avessero chiamato “arma da rappresaglia”
le bombe volanti è significativo; quest’attitudine, che fu presente in tutte le
potenze belligeranti, ha avuto il suo culmine nel progetto Manhattan e nel
primo bombardamento atomico della storia.
Silvano Mantione è nato a Torino nel 1972, laureatosi
in Ingegneria presso la Facoltà di Palermo, lavora presso Telecom Italia. E’
uno studioso di Storia e Strategia militare, in particolare del secondo
conflitto mondiale e del periodo napoleonico.
Giuseppe Longo
Il V-1 in esposizione al Musée de l'Armée. di
Parigi
|
Riproduzione grafica di una V1 in volo da Wikipedia http://www.trinacrianews24.it/2014/06/13/settanta-anni-fa-veniva-lanciata-prima-v1-in-gran-bretagna-intervista-silvano-mantione/ |
Buzz-bomb http://www.trinacrianews24.it/2014/06/13/settanta-anni-fa-veniva-lanciata-prima-v1-in-gran-bretagna-intervista-silvano-mantione/ Catena di montaggio per la produzione delle V1 (Bundesarchiv Bild) http://www.trinacrianews24.it/2014/06/13/settanta-anni-fa-veniva-lanciata-prima-v1-in-gran-bretagna-intervista-silvano-mantione/ V1 (Bundesarchiv Bild) http://www.trinacrianews24.it/2014/06/13/settanta-anni-fa-veniva-lanciata-prima-v1-in-gran-bretagna-intervista-silvano-mantione/ |