domenica 13 luglio 2014

I ruderi della chiesetta campestre di Santa Marina La Nova

I ruderi della chiesetta campestre di Santa Marina La Nova
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I ruderi della chiesetta campestre di Santa Marina La Nova


I resti dell’’antica chiesetta campestre di Santa Marina “La Nuova” si individuano in contrada Bragone, a Termini Imerese, sull’antica via Consolare. La piccola costruzione religiosa distante circa tre chilometri dalla rotabile 113, lungo il percorso Termini Imerese-Trabia, fu oggetto di attenzione di storici e studiosi del XVIII e XIX secolo. Al giorno d’oggi la chiesetta si presenta in un totale stato di abbandono ed è ormai improrogabile un’azione di salvaguardia (restauro conservativo). In mancanza di tale intervento, il deterioramento ulteriore delle strutture porterà alla rovina totale del piccolo edificio.  Infatti, l’originario tetto che sovrastava il luogo di culto è ormai crollato, gli agenti atmosferici, quali le infiltrazioni di umidità causate dalle piogge e le crepe ai muri perimetrali stanno danneggiando irrimediabilmente quello che rimane delle decorazioni murali. Il degrado colpirebbe anche l’interessante cornice ad incasso, al di sopra dell’altare che conservava verosimilmente un dipinto di Santa Marina e la interessante pittura posta sul lato sinistro della parete interna, ritraente l’immagine della Madonna del Latte, in origine associata ad altre rappresentazioni pittoriche purtroppo scomparse e già menzionate dal sac. Gioacchino Errante nella sua opera a stampa “Delle Azzioni Eroiche, Virtù Ammirabili, Vita, Morte e miracoli del B.Agostino Novello Terminese” Messina 1713. Quello che rimane dell’edificio religioso di Santa Marina La Nuova, opera evidente della pietas popolare termitana, non può cadere nell’oblio assoluto, pertanto, facciamo un appello alle autorità preposte alla salvaguardia affinché arrestino il degrado di questo edificio sacro e salvaguardino un altro pregnante esempio della grande devozione del popolo siciliano. Ci auguriamo che questa chiesetta possa essere risanata, valorizzata e resa fruibile alla comunità tutta. Sarebbe auspicabile l’inserimento di Santa Marina La Nuova all’interno di uno specifico circuito turistico chiesastico.
 
                                                                                                                                    Giuseppe Longo

Santa Marina "La Nuova" in Termini Imerese

Santa Marina "La Nuova" in Termini Imerese
http://archivio.madonielive.com/news/show/10155


La chiesetta di Santa Marina (La Nuova) oramai, in rovina sorge nella contrada "Bragone", chiamata nella parlata locale "U brauni", una località a circa tre chilometri dalla città di Termini Imerese. La modesta chiesetta campestre è posta su un fondo privato, in un pianoro sottostante il monte Lignari e attraversata dalla via Consolare, ovvero l'antica carrozzabile che collegava Termini con il capoluogo siciliano. L'edificio religioso dista circa un chilometro dall'omonima chiesetta di Santa Marina La Novissima, quest'ultima costruita agli inizi dell'Ottocento e nella quale attualmente la Santa è venerata e commemorata annualmente con una fastosa manifestazione la prima domenica di settembre. Durante le mie ricerche storiche con grande sorpresa ho scoperto che la ubicazione della chiesuola campestre di Santa Marina La Nuova nelle adiacenze del territorio termitano fu indicata in un primo momento, pur concisamente dal sac. don Gioacchino Errante, nella sua opera a stampa "Delle Azzioni Eroiche, Virtù Ammirabili, Vita, Morte e miracoli del B.Agostino Novello Terminese" Messina 1713. L'Errante così scrisse: "Nella Chiesa filiale ancora il quadro della Cappella del B. rappresenta la sua SS morte. E fin nell'altar maggiore della Madonna SS. della Trabia (Chiesa, che è nel distretto, e nel territorio di Termini; di molta devozione e concorso di popolo, e confinate colla Trabia: come pure nel distretto dell'isteso territorio di Termini sopra della Trabia, dentro terra meno di due miglia, nella contrada dello Bragone, vicino a Scanio, Castelletto antico, e diroccato, che oggi chiamano Castellazzo, vi è una Chiesetta di Santa Marina Verg. Terminesa di devozione, e cocorso del popolo a fianchi della Imag. Della SS. Verg. vi è ancora la Imagine del B. Agostino vestito Agostiniano". L'Errante avanzò l'ipotesi identificativa che vede nel luogo denominato Castellazzo in contrada Bragone, il sito di Scanio. Le ipotesi dell'Errante furono riprese in parte dallo storico termitano Baldassare Romano (1794-1857) nel suo opuscolo più volte ristampato "Vita di Santa Marina Vergine Siciliana", edito nel 1842. Il Romano così riferì: "...Or sulla fine della dominazione degli Arabi, e cominciando il governo del gran Conte Ruggiero, visse la santa verginella Marina siciliana. Venne essa la mondo verso gli anni 1036 dell'era volgare in un oscuro borgo che appellavasi Scanio: epperò non è da confondersi con altre sante del medesimo nome. Tal borgo è oggi interamente distrutto, e nessun altro scrittore abbiamo che lo ricordi: ne ciò dee recar meraviglia, poichè le moltissime terre per ogni dove son venute affatto in oblio. Ma in Termini è tradizione antichissima che Scanio esisteva sulla montagnola nominata Patàra, quasi un miglio lungi della città ad occidente. Ivi ha la campagna portato il nome di Scanio; ivi si vedevano alcuni avanzi di antiche fabbriche fino al principio del secolo scorso; ivi fu eretta in quel tempo una chiesuola alla Santa, e un'altra assai prima, nel sedicesimo secolo sen'era edificata di là poco discosta, le quali tuttavia decorosamente sussistono...". Il Romano quindi è del parere che nelle immediate vicinanze della chiesetta in questione sorgesse un preesistente oratorio: Santa Marina La Vecchia, del quale sussisteva ancora qualche vestigia. Alle notizie precedentemente riportate, il Romano fa seguire alcune puntualizzazioni che ci piace riportare qui di seguito: "...Dopo secoli che il popolo si adunava nella prima di esse, nel 1730 sperando di trovare le sacre ossa nel colle detto di Scanio, segnatamente in mezzo alle vestigia d'alcuni rovinati edifizi che ancor si vedeano, fu chiesto al Vicario capitolare della diocesi il permesso di farne ricerca. Il quale prescrisse che con un digiuno di tre giorni ed una solenne processione di penitenza si disponessero i cuori dei cittadini a divoti affetti, e si mettesse indi mano al lavoro. Tutto eseguito con un religioso raccoglimento, scavata la terra, frugate le antiche fabbriche per più giorni, non furon le desiate reliquie rinvenute...". Nel 1741, il papa Benedetto XIV, su richiesta del popolo termitano, concesse il 16 giugno l'indulgenza plenaria settennale ai fedeli che avrebbero compiuto la devozione di visitare la detta chiesa nell'ultima domenica di maggio.
                                                                                                                                    Giuseppe Longo

Santa Marina di Scanio

Santa Marina di Scanio
http://archivio.madonielive.com/news/show/10105


Santa Marina di Scanio

La patria di Santa Marina di Scanio è tutt’oggi discussa: alcuni la rivendicano a Castell’Umberto (ME) altri a Termini Imerese, cittadina in provincia di Palermo. Le fonti non ci trasmettono il nome secolare di Santa Marina che nacque a Scanio nell’anno 1036. La giovane fanciulla apparteneva all’agiata e autorevole famiglia dei “Pandariti” che abitavano nel piccolo borgo. Fin dalla fanciullezza Marina si distinse per la bontà d’animo e le sue doti di carità. Ella fu educata amorevolmente dalla madre all’osservanza degli insegnamenti della religione cristiana e a dipingere le sante icone. Giunta in età da marito, la fanciulla antepose alle attrattive della vita nuziale il desiderio di dedicarsi totalmente a Dio e visse per quattro anni in meditazione e preghiera. Più tardi dopo aver deciso definitivamente di dedicarsi alla consacrazione, chiese e ottenne, la vestizione e la tonsura da parte di un monaco, accettando da quel momento di lasciare la vita secolare ed assumere il nome di Marina, che manterrà per tutta la sua breve ma intensa esistenza. Per alcuni anni la sua vita trascorse nella preghiera, ricevendo dalla Divina Provvidenza il dono di concedere guarigioni con l’invocazione alla Santissima Trinità. Intanto maturava in lei il desiderio della missione, incoraggiata oltretutto dalla tradizione di quel tempo di attuare pellegrinaggi in Terra Santa, decise quindi di travestirsi da monaco per timori di cattivi incontri e mutando il nome in Marino, si imbarcò su una nave diretta a  di Gerusalemme. In Terra Santa presso un monastero, visse sotto le mentite spoglie di monaco per tre anni. Ritornò a Scanio e venendo a sapere che i suoi genitori erano trapassati, ripartì di nuovo alla volta del suo monastero, dove vi rimase per altri cinque anni. Marina fece ritorno definitivamente nella sua natia Scanio dove continuò da romita, la vita contemplativa e il servizio a Dio per circa sei mesi, dispensando a tutti carità, conforto e compiendo miracoli. Rese la vita al Signore nell’anno 1066 all’età di trent’anni. Le sue spoglie furono seppellite nel piccolo borgo di Scanio nel Tempio della SS. Vergine. Alcuni anni dopo per volontà della stessa Marina che apparve in sogno ad uno dei suoi devoti fedeli, fu costruito e dedicato alla Santa un Oratorio nel quale furono traslate le sue spoglie.
                                                                                     
                                                                                                                                    Giuseppe Longo

Santa Marina di Scanio una patria controversa

Gandolfo Ferrara, veduta del  Bragone inferiore nei dintorni di Termini, dal Sud al Nord (1822, incisione su rame, Museo Civico di Termini Imerese)
http://archivio.madonielive.com/news/show/10091



 

Santa Marina di Scanio una patria controversa

La chiesetta agreste di Santa Marina “La Vecchia” a Termini Imerese, esisteva ancora già sul finire del XIV sec. Le fonti non ci forniscono esaustive informazioni circa la sua individuazione. Sulla biografia sul culto della  Santa Marina Vergine di Scanio esiste soltanto un codice manoscritto, trecentesco redatto attorno al primo decennio da un ignoto monaco di nome Daniele del Monastero di SS. Salvatore dell’Ordine basiliano in Messina, che per primo raccolse e trascrisse i vari racconti orali relativi alla Vergine di Scanio. Il codice in seguito, venne scoperto, tradotto in latino dal gesuita Padre Ottavio Gaetani (1566-1620). Il Gaetani, fu l’iniziatore degli studi di agiografia in Sicilia e compose la sua monumentale opera  “Vitae Sanctorum Siculorum”, pubblicata postuma nel 1657. Poco pù di trecento anni dopo, nel 1959 il filologo Giuseppe Rossi Taibbi pubblicò per la prima volta una edizione del codice greco corredata da note critiche e da una esaustiva introduzione. L’edizione di Rossi Taibbi permette di leggere il testo greco con a fronte la versione italiana e reca anche una biografia di Santa Lucia presente nel codice trecentesco (cfr. G. Rossi Taibbi, “Martirio di santa Lucia – Vita di santa Marina”, Istituto siciliano di Studi bizantini e neogreci, Palermo 1959). Il culto di una Santa siciliana di nome Marina nata in un oscuro borgo di nome Scanio è documentato nella Sicilia orientale a Castell’Umberto, l’antica Castania ed oggi Comune in provincia di Messina. Non deve meravigliare la diffusione di questo culto nell’antica Val Demone, l’area in cui per tutto il medioevo si conservò il retaggio culturale e linguistico della grecità bizantina. Nella Sicilia occidentale, è nota un’altra area di diffusione del culto di Santa Marina siciliana  e nello specifico a Termini Imerese, oggi comune nella provincia di Palermo. Si tramanda a Castell’Umberto che l’antico casale di Santa Marina corrisponda al sito dell’antico borgo di Scanio. Lo storico siciliano Tommaso Fazello ordopraedicatorum (1498-1570) nella sua “De Rebus Siculis Decades Duae” (Panormi 1558), colloca la nascita del borgo di Castania nel 1322, con l’annessione dei Casali di Randacoli, Rasipullo e Santa Marina, auspici, la nobile famiglia Taranto. Il termine casale indicava nel Medioevo dei borghi o abitati aperti non cinti da mura. Il casale di Santa Marina, “forse l’antica Scanio” per volontà di re Ruggero, fu sede di un cenobio dell’ordine basiliano intitolato a Maria SS. Vergine di Mallimaco. A proposito di questo cenobio oramai rudere, lo storiografo Francesco Nicotra così riporta in “Dizionario Illustrato dei Comuni Siciliani” (Palermo 1908) : «Santa Marina vergine. Nacque nel castel­letto chiamato Scanio, della ricca ed illustre famiglia Pandarita. Toccata dalla pietà dei monaci basiliani, volle anche lei vestire l’abito del patriarca San Basilio; ed alla sua morte, dietro le peregrinazioni e le vicende di una santa vita, fu seppellita nella chiesa del monastero di Santa Maria di Mallimaco. Il di lei corpo fu poi traslato a Catania, per ordine dell’infante Martino, che con due diplomi ne ordinò la traslazio­ne nel 1392. In onore di questa santa il casale Scanio venne detto Santa Marina». A Termini Imerese, invece, persiste la tradizione che il casale di Scanio sia sorto sulla sponda sinistra del fiume San Leonardo nella contrada oggi detta Santa Marina e anticamente chiamata Cozzo di Scanio. Alla Santa sono state dedicate nel corso dei secoli tre chiesette campestri, chiamate rispettivamente: Santa Marina La Vecchia, Santa Marina La Nuova e l’attuale Santa Marina La Novissima (termine quest’ultimo coniato dallo scrivente qui per la prima volta) in un arco di tempo compreso tra il XVI e il XIX secolo.

                                                                                                                                    Giuseppe Longo

La chiesa di Santa Marina "La Novissima"

La chiesa di Santa Marina "La Novissima"
http://archivio.madonielive.com/news/show/10058


La chiesa di Santa Marina “La Novissima”
La chiesetta Settecentesca di Santa Marina (la Novissima) sorge sul Cozzo Patara, a una novantina di metri sul livello del mare e a circa cinque chilometri dalla cittadina di Termini Imerese. La costruzione dell’ameno edificio sacro fu fortemente desiderato dai fedeli termitani che ne vollero onorare e tramandare il culto della Verginella Marina, Santa e Compatrona della Città. L’edificio religioso di Santa Marina “La Novissima” si erge sulla montagnola denominata “Cozzo Patara” detto anche nella parlata locale “Cozzo di Scaniu”. La piccola costruzione ad aula unica e dal prospetto semplice si trova non molto distante dalla chiesetta quasi rudere di Santa Marina “La Nuova” situata in contrada Bragone.  La chiesetta di Santa Marina prospettante sul tratto terminale del fiume San Leonardo, fu costruita nella prima metà XVIII sec. per volontà di alcuni ferventi fedeli alla Santa, dopo le infruttuose e ripetute ricerche del suo corpo, compiute agli inizi del Settecento nella contrada Bragone. Lo storico termitano Baldassare Romano (1794-1857)  nel suo opuscolo “Vita di Santa Marina Vergine Siciliana”, edito nel 1842, ci riporta in dettaglio quanto detto precedentemente: “…Dopo secoli che il popolo si adunava nella prima di essa [chiesa N.d. r.], nel 1750 sperando di trovare le sacre ossa nel colle detto di Scanio, segnatamente in mezzo alle vestigia d’alcuni rovinati edifizi che ancor si vedeano, fu chiesto al Vicario capitolare della diocesi il permesso di farne ricerca. Il quale prescrisse che con un digiuno di tre giorni ed una solenne processione di penitenza si disponessero i cuori dei cittadini a divoti affetti, e si mettesse indi mano al lavoro. Tutto eseguito con religioso raccoglimento, scavata la terra, frugate le antiche fabriche per più giorni, non furon le desiate reliquie rinvenute. Ciò non ostante non intepidirono i Terminesi verso la santa Verginella Marina; che anzi vollero l’anno stesso in quel sito elevato, amenissimo, ergere la chiesuola che già accennammo: il sacerdote Giuseppe Lanza padrone del suolo donò uno spazietto all’intorno per comodo de’ concorrenti e la dotò d’un piccolo benefizio…” La donazione della porzione di terreno quindi permise l’edificazione dell’attuale luogo di culto. Il lascito venne stipulato con atto pubblico dal Notaio di Termini Imerese Leonardo Mola il 15 febbraio 1731, di tale atto notarile ce ne dà complete notizie il Notaio Ignazio Candioto (1890-1956) nel suo libro “Civitas Splendidissima”, 1940, nel cap. XLVIII e nel (Doc. N. 34) ”… La bontà divina, scrive il Notaro nell’introduzione all’atto, si compiacque per mezzo di visioni avute da vari cittadini, di indicare il luogo dov’era sepolto il corpo di Santa Marina, ritenuta sempre cittadina di Termini, e cioè il Cozzo di Scanio nella contrada Bragone, e precisamente sotto le macerie di un palmento dove si notano vestigia di antiche fabbriche. I Giurati di allora, come quelli che avevano giurisdizione su detto territorio, e l’Arciprete pro tempore della Città, diligentemente esaminate le visioni, decretarono di informare il Vicario Generale della Diocesi, il quale a sua volta, esaminati i fatti presentati, ordinò ai cittadini un severo digiuno di tre giorni ed una processione di penitenza da effettuarsi nella domenica successiva, all’oggetto di disporre gli animi dei cittadini alla devozione e perché Nostro Signore si degnasse permettere il rinvenimento del corpo della Santa. Il digiuno venne eseguito nei giorni 12-13 e 14 ottobre 1730, la processione il giorni dopo, la domenica 15. Con alla testa l’Arciprete, i Giurati e persone devote, tutto il popolo, il 17 successivo, si recò sul luogo designato e per quel giorno e nei giorni seguenti si procedette agli scavi della terra e delle macerie. La bontà Divina non permise di far trovare il corpo ricercato: ciò nonostante i cittadini continuarono e continuano le ricerche del corpo. Dopo le ricerche collettive infruttuose e mentre queste continuavano isolatamente, persone devote vollero costruire una Chiesa ed un Altare dedicata alla Santa, sul Colle di Scanio. Ed il Sacerdote Don Giuseppe Lanza, proprietario del terreno dov’era stata già edificata la Chiesa, ne donò « tre tumoli attorno di detta Chiesa per uso e comodità delle persone che affluivano alla Chiesa » ed assegnò al Beneficiale di detta Chiesa tarì 6 l’anno, da pagarsi sul restante fondo di sua proprietà. Don Nicolò Marsala e Lanza, domino diretto del fondo, acconsentì, avocando però a sé il diritto di nomina del beneficiale o del Cappellano. Il primo beneficiale fu il Sac. Giuseppe Lanza…” Successivamente, a infervorare gli animi dei devoti termitani nei confronti della Santa fu la sua intercessione, mentre infuriava a Termini Imerese l’epidemia di colera che falcidiò nel 1837 buona parte della popolazione. Le invocazioni e le preghiere verso la Santa permisero di arrestare la terribile sventura. In tale circostanza il popolo termitano per esprimere gratitudine verso la Verginella per lo scampato pericolo, volle fare dono al Convento delle Clarisse in Termini Imerese di un ex voto raffigurante Santa Marina, oggi tale dono votivo trovasi nel Santuario della Madonna della Consolazione.  La prima domenica di Settembre di ogni anno, la chiesetta campestre di Santa Marina “La Novissima” è solennemente parata a festa e il luogo tanto caro ai devoti si trasforma in un decoroso tripudio per la collettività.  L’evento è preceduto dalla solenne processione dei due simulacri: Santa Marina e San Paolino vescovo di Nola, quest’ultimo, protettore dei Giardinieri. Nell’amenità del poggio i fedeli con le loro preghiere, invocano i due Santi affinché benedicano la Città e la verdeggiante e fertile valle del San Leonardo.
Giuseppe Longo

venerdì 11 luglio 2014

Una mostra per ricordare Gigi Magni

Gigi Magni, disegni, "La befana"
 
 
 
Gigi Magni "Disegno in Sicilia"
 
 
 
 
Gigi Magni "Disegno in Africa"
 
 
 
Gigi Magni, disegni, "Giocatori di carte"
http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931

 
 Gigi Magni ed Elena Sofia Ricci
 
 
Gigi Magni e Lucia Mirisola sul set "In nome del popolo sovrano"
 
 
 
 
Franco Nero e Gigi Magni sul set "Il Generale"
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Gigi Magni sul set "Nemici d'infanzia
http://www.cefalunews.net/2014/?id=39931




Gigi Magni sul set "Nemici d'infanzia
 
 
Giancarlo Giannini e Ornella Muti sul set “'O Re”, Foto Magni
Alberto Sordi e Serena Grandi sul set “In Nome del Popolo Sovrano”, Foto Magni
 
Ugo Tognazzi, Gigi Magni e Carlo Bagno sul set "Arrivano i bersaglieri"
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Gigi Magni
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Gigi Magni disegni, "Re di Roma"
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giovedì 3 luglio 2014

Signore & signori... Alberto Lionello


 
Ritratto di Alberto Lionello nei primi anni Novanta (foto © Luca Lionello)
Alberto Lionello ritratto dietro le quinte da Tommaso Le Pera
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Alberto Lionello in un’immagine dei primi anni Sessanta
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Alberto Lionello e Carla Gravina in Giochi di notte, 1975-76 (foto © Pietro Pascuttini)